Piano Paesaggistico, Panepinto: “Occupare l’Assessorato Beni Culturali”

Il parlamentare regionale del Pd ha invitato i componenti il Comitato delle professioni tecniche, unitamente ai rappresentanti politici della provincia al Governo regionale e nazionale, ad alzare i toni della protesta risvegliando dal torpore l’amministrazione regionale che pare non avere colto come questa stia montando.

Si è svolto ieri il convegno sul tema “Paesaggio, tra sviluppo e conservazione – Riflessione sul PPTA di Agrigento”. Organizzato dal Comitato delle professioni tecniche della provincia di Agrigento, composto dagli Ordini degli Agronomi, degli Architetti, dei Geologi, degli Ingegneri, e dai Collegi dei Periti Agrari, dei Periti Agrotecnici e dei Geometri.

L’incontro ha registrato una massiccia partecipazione di tecnici provenienti da ogni parte della provincia che, dopo le relazioni  di Ferdinando Trapani e Giuseppe Trombino, urbanisti dell’Università di Palermo, hanno dibattuto su quale possibile futuro possa avere lo sviluppo economico del territorio dopo l’adozione dei Piani Paesaggistici Territoriali d’Ambito.

Interessante quanto emerso dagli interventi dei presidenti degli Ordini e dei Collegi che rappresentano i professionisti dell’intera provincia i quali hanno ribadito che, pur condividendo pienamente i principi istitutivi del Piano Paesaggistico d’Ambito Territoriale, volto alla tutela del territorio e delle sue peculiarità ambientali e culturali, lamentano un sostanziale ritardo nell’emanazione dello strumento oltre che una mancata concertazione con i portatori d’interessi diffusi, che avrebbe fin da subito portato all’emanazione di un piano largamente condiviso ed espressione democratica e civile degli interessi di sviluppo sostenibili provenienti dalle diverse realtà territoriali provinciali.
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“Il Piano non tiene conto-dicono i professionisti- degli interessi collettivi e dei privati che nel territorio investono. Un piano redatto bene porta tanti benefici, il giusto sviluppo economico se si sfruttano le peculiarità del paesaggio, mentre adesso ci troviamo di fronte ad un Piano Paesaggistico Territoriale d’Ambito che non dà certezze di sviluppo del territorio e che rischia, come evidenziato dal tavolo tecnico da noi costituito,  di innescare processi fuorvianti in antitesi con i precetti dettati dallo stesso decreto Urbani di cui il PPAT è emanazione. Bisogna ripartire dall’analisi del territorio per individuare un progetto di rilancio economico. L’evento di oggi è riassuntivo di quanto fatto negli ultimi sei mesi, cioè da quando la Soprintendenza ha trasmesso il Piano che è di soli vincoli, che si assommano a quelli già esistenti, e non contiene nessun indirizzo per uno sviluppo che diviene così sempre più una chimera: d’altro canto la ‘Carta europea del paesaggio’ afferma, tra l’altro, che il paesaggio non va musealizzato ma va considerato nel suo essere dinamico, in continua e perpetua evoluzione, interpretazione dei nuovi modelli sociali e di sviluppo economico delle singole identità territoriali perché diventi volano per lo sviluppo”.

Per Ferdinando Trapani, docente dell’Ateneo palermitano, la parola d’ordine è “partecipazione”: “Il paesaggio è identità, significa scegliere costantemente quel dato luogo e la redazione di un piano efficace  va fatta con chi vive il territorio. Occorre partecipazione, senza pensare tanto alle norme, per una reale efficacia, per una trasformazione del paesaggio. Gli atti prodotti dal Comitato delle professioni tecniche sono fondati, costruttivi e propositivi e bisogna tenerne conto per cambiare un ‘prodotto’, il Piano, che non soddisfa”.

Per Giuseppe Trombino, professore come Trapani nell’Università di Palermo, “il problema è ampio e riguarda tutti e 9 i piani paesaggistici siciliani per i quali il problema sta all’origine: il vizio – dice – sta nella legge istitutiva dei Piani paesaggistici. Il Piano agrigentino presenta, come evidenziato dal Comitato delle professioni tecniche, delle criticità: c’è uno scollamento tra paesaggio e territorio e tra ambiente e territorio, nel senso che non si tiene conto della pianificazione urbanistica necessaria che si fa carico di sviluppo, rigenerazione urbana, infrastrutture, assetto urbanistico etc. Bisogna fare pressione sulla politica nazionale perché si attui una revisione dei Codici dei Beni culturali: se ne deve fare carico la politica nazionale perché si tratta di una norma nazionale. Nel caso particolare del Piano agrigentino – ha concluso – questo non prevede un progetto di paesaggio, né tiene conto delle peculiarità dell’ambiente, delle potenzialità del paesaggio né delle esigenze di chi vive in quei luoghi”.

Al dibattito finale sono state invitate a partecipare tutte le maggiori rappresentanze politiche e di categoria della provincia: tra gli altri, hanno preso la parola il vice presidente nazionale del Cna Rino La Mendola, il vice presidente nazionale di Confartigianato Giuseppe Montalbano, il responsabile regionale di Legambiente Mimmo FontanaGiuseppe Mazzotta in rappresentanza della sezione provinciale del Wwf. Ed hanno offerto il proprio personale contributo e la propria disponibilità a portare avanti, per le rispettive competenze, le istanze dei tecnici e del territorio i deputati Roberto Di MauroTonino Moscat e Giovanni Panepinto che ha fatto anche di più: il deputato regionale del Pd ha, infatti, invitato i componenti il Comitato delle professioni tecniche, unitamente ai rappresentanti politici della provincia al Governo regionale e nazionale, ad alzare i toni della ‘protesta’ risvegliando dal ‘torpore’ l’amministrazione regionale che pare non avere colto come questa stia montando. E per meglio sottolineare la forza con cui questo territorio chiede attenzione e cura nella redazione di un Piano che ne soddisfi le reali esigenze e peculiarità, ha proposto l’organizzazione di un evento eclatante quale l’occupazione dell’Assessorato dei Beni Culturali in cui i parlamentari siciliani si riuniscono in Assemblea”.

 

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